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La Confraternita del SSCrocifisso..


La storia


S. Nicola da Crissa, situata tra Serra S. Bruno, sede della famosa Certosa fondata da S. Bruno nel 1091, e Soriano Calabro, dove nel 1510 i Domenicani avevano fondato il celebre Convento, non poteva restare insensibile alla devozione alla Madonna.
Storicamente non lo possiamo affermare, però, è da ritenersi probabile che " nelle Calabrie le numerose Congreghe del Rosario furono, da tempi remoti, istituite dai Domenicani di San Domenico di Soriano.
Fu istituita anche quella nostra?
Le perplessità rimangono, anche se è noto che negli archivi della Curia di Mileto "il 13 novembre 1686 esattamente, un incendio di vaste proporzioni distrusse molte scaffalature e gran parte dei documenti in esse contenuti ".
Si bruciò anche il Decreto di approvazione vescovile della Confraternita del SS. Rosario di S. Nicola da Crissa?
Chi lo può sapere!
È inconfutabile, però, che alla richiesta del Regio Assenso, inoltrata dai nostri antenati al Re Ferdinando IV di Borbone, dopo quel Reale Dispaccio del Marchese Bernardo Tanucci, primo ministro dei Borbone per il quale si dovevano
chiudere tutte le Confraternite che, entro un mese non avessero ottenuto il Regio Assenso, "si è opposta la Congregazione del Crocefisso della stessa terra, non per altro motivo, se non per una generale assertiva, che per gli antichi interessi, che passano tra essa e la Congregazione supplicante, non è giusto, che questa sia autorizzata con il Regio Assenso, il quale renderebbe non lieve pregiudizio ad essa Congregazione oppositrice >.
Quindi la Confraternita del SS. Crocefisso si oppone al Regio Assenso per "gli antichi interessi, che passano tra essa e la Congregazione supplicante >l.
Se questi interessi sono antichi, a quando si potrà far risalire la fondazione della Confraternita del SS. Rosario?
Sicuramente non al 1776, data del Regio Assenso. Parlando di antichità, bisogna risalire almeno a qualche secolo prima,
diversamente che "antichità "l sarebbe?
Nel 1738 il Regno di Napoli, dopo la dominazione spagnola,
riconquistava la propria indipendenza politica sotto la Casa di Borbone con il giovanissimo Re Carlo III. Il compito che doveva affrontare il nuovo sovrano era difficile, perché ancora dominava il Feudalesimo con i suoi privilegi di casta, con le sue leggi particolari, con i suoi tribunali signorili, la sua spietata oppressione sulle masse contadine.
Ebbe, come primo ministro, il toscano Bernardo Tanucci.
Egli limitò fortemente i privilegi del clero, restringendo le immunità fiscali ecclesiastiche, il diritto di asilo, il diritto dei vescovi di mantenere tribunali propri. Soppresse vari ordini religiosi, dispose la chiusura di tutte le Confraternite,
Per ubbidire alle Regie disposizioni (come potevano fare diversamente?) quaranta esponenti della Confraternita
del SS. Rosario supplicano il Re Ferdinando IV di Borbone, affinché si degni di concedere ut Deus (come Dio) il Regale Assenso.
Riporto il testo della pergamena citata, custodita nell'Archivio della Confraternita.
Il Cappellano maggiore attesta:
" Per parte degl'infrascritti supplicanti mi sono stati presentati gli infrascritti memoriali del tenore seguente: "Sua Reale Maestà (S.R.M.) Sire -Il Priore e i fratelli della venerabile Congregazione del Rosario eretta nella Chiesa filiale di S. Sebastiano della terra di S. Nicola di Vallelonga in provincia di Catanzaro, supplicando espongono a Vostra Maestà (V.M.) come per il retto governo ed amministrazione
della suddetta Congregazione hanno formato le Regole, supplicando perciò Vostra Maestà degnarsi della grazia del suo Regale Assenso, così per la conferma di detta congregazione,
come per l'esecuzione delle regole e le riceveranno ut Deus... Napoli 17 luglio 1776"
".

"Il Cappellano maggiore del Re riceve e trasmette a Sua Maestà (S.R.M.): " Il Sig. Priore e fratelli della Venerabile,~ Congregazione del SS. Rosario, eretta nella Chiesa filiale di S. Sebastiano, della terra di S. Nicola di Vallelonga, provo di Calabria Ultra, con umili suppliche esprimono a Vostra Maestà, come per il retto governo, regolamento, esercizio di Dio e della Beatissima Vergine hanno formato le annesse regole ed affinché le medesime abbiano il loro effetto e vigore e si osservino così dai supplicanti, come dai loro posteri e successori, supplicano Vostra Maestà restar servita convalidarle con il suo Beneplacito e Regale Assenso, anche in riguardo all'erezione e fondazione della Venerabile Congregazione e lo riceveranno ut Deus (come se fossero approvate da Dio)

Il Nuovo altare in marmo
IL 31 maggio 1942, a chiusura del Mese mariano si propose la costruzione di un nuovo altare in marmo., ai congregati. La proposta piacque e si deliberò che il Padre Spirituale ed il Priore provvedessero alla compilazione del progetto ed all'esecuzione dell'opera, affidando l'incarico della progettazione al Geométra Domenico Condello, nostro congregato e per l'esecuzione si pensò al marmista Francesco Romano di Vibo Valentia.

"La somma da corrispondere al Romano per la sola esecuzione del lavoro e l'assistenza della messa in opera, viene fissata in L. 11.000, con l'anticipo di lire settemila in atto e saldo a lavoro ultimato e messo in opera, dopo regolare collaudo del tecnico Geometra Condello. Consegna, con messa in opera, fino a tutto aprile 1943 ".
L'altare, però, che tutti i Congregati aspettavano, non era stato realizzato. La guerra, devastatrice di ogni cosa, non aveva risparmiato l'altare, che era quasi finito. Sotto un bombardamento a Pietrasanta (Toscana) "dove il Romano si era recato a lavorare ed attendeva anche alla lavorazione dell'altare commissionatogli dalla Confraternita in data 11 Settembre 1942 ", 3 il predetto altare andò distrutto. Il contratto fu scisso.
Il Romano restituì le sette mila lire, che aveva avuto in anticipo.
Stipularono un nuovo contratto con il marmista Marmorato Gino di Pizzo Calabro.
Quale differenza di prezzo! Da lire undicimila costerà lire centocinquantamila! Si stipulò il seguente contratto:
"Anticipo lire cinquantamila; altre cinquantamila a 10.8.1947 ed ìl resto, a saldo, a lavori ultimati e dopo regolare collaudo. Termine utile per la messa in opera fino al 20 Settembre 1947, salvo caso di forza maggiore ecc. ecc. ". Le offerte arrivarono generose, in modo particolare, dai Confratelli emigrati.

L'antica Chiesa di S. Sebastiano, che risaliva al sec. XVII
aveva urgente bisogno di restauro. Si era completato l'altare, si è dovuto provvedere alla sistemazione del pavimento, pure in marmo, dell'abside ed alla costruzione, in cemento armato, della base del cappellone sovrastante in cui è posta la bella Statua, scolpita in legno, della Vergine Santissima del Rosario, titolare della Confraternita omonima, eretta in detta Chiesa.
Altri lavori urgenti erano necessari:
Revisione del tetto, spicco natura profonda dell'intonaco dei muri esterni, rifacimento delle finestre laterali, balaustrata in marmo, cappellone in marmo, decorazione dell'abside e di tutto l'interno dell' edificio, decorazione del soffitto, sistemazione del piccolo campanile e della cantoria.

La porta centrale della chiesa
L'anno 1954 è un Anno mariano. Si ricorda il I Centenario della proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione da parte del Papa S.S. Pio IX. La Confraternita, sempre diretta da Mons. Vito Cina, ha organizzato funzioni particolari e solenni nella Chiesa del SS. Rosario con la partecipazione e l'approvazione del Parroco Don Domenico Sanzo.
La Confraternita, in quell'anno, era diretta da Domenico Renda, Priore; da Vincenzo Zambrano, I Assistente e da Giovambattista Pileggi, II Assistente.

Per lasciare ai posteri ricordo dell'Anno mariano, si pensò di costruire la porta centrale della Chiesa.
Essi affidarono l'esecuzione dell'opera al valente ebanista intagliatore maestro Francesco Galati, della vicina Vallelonga.
Concordarono un progetto con 6 pannelli lavorati a mano, raffiguranti:
"L'Angelo spargente rose "; lo Stemma mariano e il Simbolo eucaristico (intreccio di rose, spighe e grappoli di uva).
Preventivo di spesa, con messa in opera, L. 250.000.
Il valente artista, che fa onore alla Calabria e ha formato una scuola di intagliatori ed artisti del legno, sparsi in Italia ed all'estero, si mise subito al lavoro e, nel tempo stabilito, completò l'opera.


La porta, per la bellezza, è ammirata da tutti.
Quelli che passano si fermano per qualche istante, ammirano il lavoro e penso che mentalmente rivolgano alla Madonna il saluto angelico: "Ave Maria! ".
La porta era necessaria, perché quella esistente era cadente e non era più riparabile.
I Confratelli hanno risposto generosamente con le offerte raccolte nel paese, con rimesse dei nostri emigrati e con risparmi della Festa civile che, come vedremo in seguito, assumerà proporzioni maggiori, assecondando la moda diffusa, non solo in Calabria, ma in tutto il Meridione. Resta, però, il merito della Confraternita, la quale è riuscita, per un'opera utile ed artistica, a risparmiare L. 250.000 che, per l'epoca, rappresentavano lO mensilità dello stipendio di un insegnante elementare di ruolo.
In quelle offerte risparmiate, si nota l'oculatezza del Padre spirituale e dei suoi Collaboratori.


Restauro definitivo della chiesa
Si doveva ormai completare l'interno. Competenti artisti ebbero l'incarico di elaborare il progetto delle decorazioni

1) Soffitto all'intorno, cornicione a tipo classico, stile Rinascimento, seconda cornice e nel centro quadro di m. 3 x l,50, tipo affresco, raffigurante "La Battaglia di Lepanto" con cornice laterale: il cornicione e le cornici saranno in parte decorate ad oro zecchino 24 K;

2) Arco Maggiore: fregi e decorazioni, con dorature, in armonia
al soffitto; e ai due lati, scolpite ad alto rilievo, le figure
di S. Domenico e di S. Caterina da Siena;

3) Cantoria-Organo: decorazioni del soffitto, del prospetto e lati, con cornici, simboli dorature in parte;

4) Decorazione dell'Abside: Coro, al soffitto e ai lati con rilievi;

A chi ricorrere per l'esecuzione dell'impegnativo lavoro?

Su suggerimento del Segretario della Confraternita, Preside Domenico Carnovale, s'interpellò il prof. Giuseppe Maria Pisani, che conosceva per la sua bravura, sia nel restauro, sia nella decorazione, sia per le sue qualità di pittore e di scultore. Fra le altre opere, aveva già scolpito la porta della Chiesa dell'Addolorata in Serra S. Bruno.
Interpellato, il Prof. Giuseppe Maria Pisani accettò l'esecuzione del lavoro
Preparò un preventivo di spesa:
" Per progetto, Direzione dei lavori, Cornici e loro sistemazione,
Stucchi sul posto, Quadro in pittura tipo affresco, Pittura delle pareti a ducotone, Doratura, Impalcatura in ferro, operai, decoratori, materiali vari"

Quadro sul soffitto raffigurante la battaglia di Lepanto
chiese un compenso di lire 4.500.000. La Commissione accettò. L'artista si mise a lavorare con entusiasmo. In alcuni lavori
l'aiutò il fratello Michele, che svolgeva, a S. Nicola da Crissa, l'incarico di Esattore delle Imposte comunali.
Completate le decorazioni e sculture in Chiesa, costruita la cappella in marmo, in cui è custodita la sacra Statua della Madonna del SS. Rosario, per opera del Prof. Ruggero Pergola di Pietrasanta (Lucca), la gioia dei Congregati è stata grande.
La Commissione volle informare gli Emigrati sui lavori eseguiti ed in una lettera così si espresse:
" Abbiamo la gioia ed il legittimo orgoglio di comunicarvi che i lavori di decorazione sono ormai al termine. La chiesa si presenta in tutto il suo splendore di arte, nell'armonia di luce, di colori, di ricchezza di oro zecchino, di stucchi a rilievo con le figure di Angeli, di S. Domenico e di S. Caterina da Siena ai lati dell'arco maggiore e con l'artistico quadro in olio nel centro del soffitto della navata raffigurante il grande Papa del Rosario, S. Pio V, con la visione della Madonna nella battaglia e nella strepitosa vittoria di Lepanto addì 7 ottobre 1571.
E così la nostra Chiesa ha ripreso tutta la sua funzionalità per il pieno svolgimento del culto in onore della Madonna, accogliendo degnamente i Congregati ed i devoti in una visione che sa di cielo
".
San Nicola da Crissa, 15 maggio 1969

Le stazioni della Via Crucis
La Provvidenza ispirò i dirigenti della Confraternita a chiamare a S. Nicola da Crissa, per il Settenario della Festa della Titolare del 1984, il Rev.mo P. Leonardo Gristina dell'Ordine di S. Domenico.
Il Priore l'aveva conosciuto nella primavera, perché il Padre aveva esposto i suoi lavori in smalto su argento 1000 sbalzato al "Valentianum" di Vibo Valentia. Ne parlò a S. E. Mons. Domenico Tarcisio Cortese, Vescovo della Diocesi, il quale, a nome della Confraternita, lo invitò per il Settenario di predicazione in preparazione alla Festa della Madonna del SS. Rosario. E così abbiamo avuto il famoso Domenicano in mezzo a noi.
Era già celebre come artista, perché aveva esposto i suoi quadri a Milano, Piacenza, Catania, Roma, Firenze, Barcellona, Pireo, Dubrovnik, Londra, Lussemburgo, Monaco, Bruxelles, Parigi, Malta, Cracovia e Siviglia.
La Confraternita approvò il preventivo di lire 15.000.000 inviato dal Domenicano ed, in data 5-12-1984 una delegazione, composta dal Priore, preside Domenico Carnovale, dal Vice-Priore sig. Tommaso Martino e dal tesoriere prof. Costantino Mazzè, si recò a Catania, nel convento dei Domenicani dove viveva P. Leonardo Gristina e gli consegnò, quale anticipo, la somma di lire 3.000.000.
L'artista, il 3 marzo 1985, consegnò le 14 Stazioni della Via Crucis e diresse, personalmente, la loro installazione.
L'anno 1985, alle ore 17,30 del 23 marzo, in S. Nicola da Crissa, nella chiesa del SS. Rosario, si è verificato un avvenimento di grande importanza religiosa: l'inaugurazione e benedizione di una Via Crucis in smalto sbalzato su argento mille, opera dell'artista domenicano Padre Leonardo Gristina. L'opera è stata benedetta da S. E. Mons. Domenico Tarcisio Cortese, Vescovo di Mileto-Nicotera e Tropea, li manto della Madonna doveva essere riparato.
Si prese l'incarico la congregata Rita Marchese, la quale, con la collaborazione del fratello, prof. Vincenzo, che insegnava a Roma, si recò, in quella città, presso l'Artigianato sacro fabbrica paramenti ed arredi sacri e con la somma di lire 250.000, fece restaurare il vecchio manto, dono della congregata Palma Forte in Martino.
Nello stesso anno, aprile 1986, si pensò di far confezionare un nuovo manto della Madonna presso lo stesso rtigianato. Se ne occuparono a Roma sempre i fratelli Rita e Vincenzo Marchese. li manto è stato confezionato " in moella di seta pura, bianca, di cm. 230 x 150; foderato in moiré di seta, bianco, pizzetto oro a tutti i bordi; cordoniera con fiocchi in oro, 15 stelle in oro ricamato a mano". li costo complessivo è stato di lire 7.000.000.

Nuovo stendardo della Confraternita ricamato a mano dalla Congregata Rosa Franzè


I devoti della Madonna, dovunque la necessità della vita li costringesse a vivere, lontano dalla Chiesa dei loro sogni adolescenziali, erano sempre presenti con la preghiera e con le offerte. Per l'arredamento sacro hanno sempre provveduto le Congregate.
Infatti tovaglie per l'altare sono state offerte e ricamate dalle congregate sorelle Teti, Martino Marianna in Telesa, Vincenza Galloro, Angela e Vittoria Merincola, Sasso Lucia Graziella, Marta Carnovale e Boragina G. Rosa dimostrandosi eccellenti artiste del ricamo, offrendo il loro lavoro e bravura a Lei, la Vergine del SS. Rosario.
Nel 1989, in occasione della Festa principale, il 28 luglio, si benedisse un nuovo "stendardino" con al centro la Madonna di Pompei. La cara immagine, ricamata a mano dalla congregata Rosa Franzè, fa bella mostra di sé, rappresentando la bandiera della Confraternita.
Prima della benedizione, per opera di Padre Antonio Commodaro, dei Redentoristi di S. Andrea sullo Ionio, venuto a S. Nicola per il Settenario di preparazione, il Priore, preside Domenico Carnovale, ha pronunziato le seguenti parole: " Questa sera benediciamo il nuovo Labaro, la "Macchietta" come la chiamiamo noi, in gergo.
È lavoro veramente artistico, lavorato a mano dalla signorina Rosa Franzè e da lei offerto alla Confraternita, quale tributo di affetto alla Madonna del SS. Rosario.
Il Labaro rappresenta la nostra bandiera, la devozione al SS. Rosario, che i nostri Padri ci hanno lasciato come una cara eredità da trasmettere ai posteri. Siamo grati a Rosa, artista del ricamo, e La ringraziamo con l'augurio che la Vergine del SS. Rosario ricompensi il suo lavoro".


(Tratto da La Confraternita del SS. Rosario in S. Nicola da Crissa (Vol. I, II)-Domenico Carnovale)


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